Folkest ’88 è stata la decima edizione di questo festival di musica etnica e popolare che ha coinvolto tutto il Friuli. La crescita dell’originale formula con una data, un paese è stata costante, grazie a un semplice, ma efficace meccanismo di concatenamento tra spettacoli, incontri, stages, inserimenti dei musicisti nelle situazioni più tradizionali del fare musica. Un reale e concreto rapporto di collaborazione con le varie realtà locali che hanno lavorato sul territorio hanno fatto della formula di questa manifestazione una formula vincente.
Al fianco di una collaudata formula organizzativa, le scelte artistiche sono sempre state attentissime a tutto quanto si muove in ambito europeo, senza dimenticare i suoi attori più schiettamente popolari, i portatori di una musica e di una cultura in corso di formazione, che hanno sempre trovato spazio nel Friuli. Il rapporto con l’Ente Pubblico di Udine, come la positiva collaborazione con l’Azienda Regionale per la Promozione Turistica e il Comune di San Daniele hanno aiutato a rendere ciò possibile.
L’insieme delle manifestazioni e l’arco delle stesse nel territorio regionale, sono una provocazione pacifica, e non solo musicale, per crescere nella consapevolezza delle diverse identità culturali, arricchendo la convivenza di nuovi spunti e nuove iniziative che in qualche modo hanno configurato per San Daniele nel suo ruolo musicale (la Salisburgo del Folk) una sua vocazione culturale e artistica, di cui tutti si sono sentiti protagonisti e partecipi in un omaggio ai giovani ed alla vita.
Nel decennale della sua esistenza, il nostro festival ha riproposto alcuni dei temi che sono stati dominanti in questi ultimi anni, curati proprio da alcuni dei personaggi che più di tutti hanno lavorato nel campo della documentazione, della ricerca, ma anche della risposta. A tal riguardo non possiamo dimenticare l’importanza ormai fondamentale di un certo fenomeno di revival di stampo prettamente urbano nell’ambito delle danze tradizionali. Nel programma degli spettacoli dei festival si è tenuto conto di questa riflessione, ponendo l’accento nella giornata di domenica proprio su questo punto, con la presenza di alcuni autentici momenti di revival. Così anche i seminari si sono concentrati sulle danze scozzesi con Massimo Zacchi, sulle danze emiliane con Placida Staro e sulle danze ungheresi con il gruppo Vízöntő.
I seminari hanno avuto come focus il violino ungherese, grazie a Janos Hasur dei Vízöntő, e l’organetto italiano grazie a Riccardo Tesi e Vincenzo Caglioti.
Alcuni artisti dell’edizione: i Blowzabella che hanno proposto antiche ritmiche di matrice franco-rinascimentale; gli Istranova; Melchiade Benni, interprete della più vecchia tradizione di ballo saltato della montagna emiliana; Malin Head, gruppo folk rock che aggiunge la tastiera per creare un proprio sound; i Trencito De Los Andes hanno portato la musica andina per creare una festa popolare; i Vízöntő, carica e trascinante entusiasmo hanno creato un autentico spettacolo; Tesi & Vaillant.
Anjadar a Noar Stiria
Baraban Lombardia
Blowzabella Inghilterra
Istranova Istria
La Sedon Salvadie Friuli
Liederlicht Spielleut Austria
Malbruk Piemonte
Malin Head Scozia
Mario Salvi e Luciano Gaetani Italia
Melchiade e Franco Benni Emilia
Riccardo Tesi e Patrick Vaillant Italia/Francia
Simon Nicol & Ric Sanders Inghilterra
Trencito de Los Andes Italia
Vízöntő Ungheria