Presentando la passata edizione di Folkest, abbiamo preso a prestito un’affermazione di Alan Stivell, arpista bretone tra i primi a battere i sentieri di ciò che oggi conosciamo come world music e new age: “forse, dopo anni di sbornia americana c’è di nuovo spazio per la vecchia, cara Europa“.
Il successo artistico dell’edizione precedente ci ha portato a riflettere ulteriormente su questa affermazione, e ci spinse ancor di più sulla strada del confronto, con sempre nuove aperture verso formazioni che puntassero alla sperimentazione, pur continuando a conservare una significativa presenza delle più genuine esperienze tradizionali. La contraddizione, se c’era, stava tutta nella società contemporanea, non nelle nostre scelte! Abbiamo anche tenuto fede a quanto annunciato alla fine del Folkest 92: dedicare maggior attenzione alla musica americana. Mentre si celebrava in vario modo la scoperta dell’America, siamo rimasti a guardare con occhio critico, riservandoci di approfondire l’ argomento in un secondo tempo, quando fosse passata la sbornia celebrativa.
Ci premeva riconsiderare quanto fosse stato prodotto, sotto il profilo culturale, da queste nuove Europe nate nei nuovi continenti. Dove regna la contaminazione culturale, nonostante il fallimento della politica del melting pot, non potevano mancare esempi di grande fascino. Interessante è stato essere il confronto con gli spettacoli proposti dalla vecchia Europa: anche qui abbiamo operato una scelta che tenesse conto delle esperienze più aperte alla ricerca di nuove sonorità. Tra vecchie e nuove Europe, un festival proiettato verso il futuro.
Musica con la gente: nella regione Friuli-Venezia Giulia questa specificità viene rafforzata attraverso occasioni d’ incontro diretto con i musicisti in situazioni più raccolte dello spettacolo pubblico. In questo contesto si sono inseriti gli incontri che hanno avuto luogo in alcuni locali della regione. Un contatto diretto al quale la musica è legata filo doppio. Ad accompagnare il tutto, quest’anno sono stati proposti i seminari di danze scozzesi con Mairi Campbell, di danze istriane con Dario Marusic e di chitarra con Pierre Bensusan.
Tra gli artisti di ques’edizione troviamo Ivano Fossati; i Rockin’ Dopsie and the Zydeco Twisters ci hanno portato nelle paludi della Lousiana con un ballo scatenato; i Techink Folk Ensamble: musicisti e ballerini hanno realizzato uno spettacolo vario ed entusiasmante; il Quarteto de Coimbra pone la chitarra portoghese come protagonista , riprendendo la forma del fado; i California e il bluegrass all’americana; Ed Schnabl per la prima volta a Folkest; Malbruk e gli intrecci tra antiche ballate con sonorità etniche; gli Smeddum, cultori della musica celtica; gli Umami ci portano in un viaggio verso le più antiche radici andine esaltantdole con mutamenti ed evoluzioni; i Calicanto che ricercavano la scomparsa piva.
Agricantus Sicilia
Banditaliana Italia
Bevano Est Italia
California (feat. Byron Berline & Dan Crary) Usa
Calicanto Veneto
Carantan Friuli
Color Latino Sudamerica/Germania
Cuarteto de Coimbra Portogallo
Ditherum Irlanda
Ed Schnabl Austria
Elena Ledda e Sonos Sardegna
Evelyne Girardon e Robert Amyot Francia/Canada
Fish Heands & Rice Usa
Gruppo della Comunità degli Italiani di Dignano Istria
Heritage Irlanda
Ivano Fossati Italia
La Ciapa Rusa Piemonte
La Sedon Salvadie Friuli
Malbruk Piemonte
Mediterraneo Italia
Pierre Bensusan Francia
Richard Dobson & State of the Heart Usa
Rockin’ Dopsie and the Zydeco Twisters Louisiana
Smeddum Scozia
Technik Ensemble Slovacchia
The Cast Canada/Scozia
Tom Russell Band Usa
Umami Sudamerica/Italia
Vincenzo Zitello Italia