Folkest 1994

Folkest è, fin dalla nascita, sfuggito tutti gli orpelli e i lustrini. In questo oscuro fin de siécle, dove la presenza urlata e cialtronesca ha spesso avuto la meglio sulla qualità e sulla correttezza delle proposte culturali, Folkest ha incontrato difficoltà e resistenze: non era più un semplice incontro dei popoli ma neppure festival del ribellismo urbano giovanile. Insomma una situazione che è sempre stata di difficile catalogazione. Anche e soprattutto perchè da parte degli organizzatori è sempre stato rifiutato il turismo musicale cercando invece di sviluppare una cultura del turismo diverso che, attraverso avvenimenti di elevato contenuto culturale ponessero l’accento sugli splendidi scenari naturali e urbanistici che le nostre zone offrono al visitatore.

I luoghi dove si è svolto Folkest nei suoi vari appuntamenti, sono le cornici architettoniche che da sempre hanno scandito i ritmi delle celebrazioni popolari, diventandone a poco a poco parte della memoria storica. Eppure Folkest è cresciuto! Folkest, che è amato dalle genti dell’Istria, del Friuli, della Slovenia, della Carinzia, un laboratorio aperto alle più interessanti avanguardie. Un Folkest che è cresciuto, nell’organizzazione e nelle proposte artistiche. Oltre alle serate finali di Spilimbergo, anche Capodistria ha avuto ben quattro giorni intensi di festival, con mostre di strumenti e di fotografia. Le scelte artistiche senza compromessi hanno da tempo qualificato il nostro Folkest in tutt’Europa. Molti dei più apprezzati gruppi del momento hanno avuto nella nostra regione la prima consacrazione all’interno di un importante festival. Ruolo di questa manifestazione è da sempre quello di scoprire e lanciare nuovi talenti, affiancandoli ad autentici mostri sacri della scena. Numerosi gruppi regionali e istriani, che negli ultimi tempi hanno messo in mostra una notevole crescita qualitativa, hanno avuto quest’opportunità, confrontandosi con la prima esperienza professionale d’alto livello.

Anche quest’anno l’esperienza musicale sul territorio è stata affiancata dai consueti seminari che hanno visto come protagonisti le danze egiziane e mediorientali con Jamila Zaki e l’evoluzione tecnica della chitarra con Beppe Gambetta  e del violino con Giulio Venier, oltre alla mostra di liuteria.

Alcune iconiche presenze della sedicesima edizione: Joan Baez; Branco Selvaggio, i primi ad aver suonato il country rock in Italia; Angelo Branduardi; Krishna Bhatt, Debiprasad Ghosh, Rashmi V. Bhatt ci hanno in un magico viaggio tra le sonorità indiane; i Fairport Convention; i Ghymes, tra i gruppi più rappresentativi dell’etnia ungherese in Slovacchia; i Nediski Puobi, chiamati per far rieccheggiare gli antici canti del Natisone; Noa e Gil Dor, un matrimonio artistico giunto all’apoteosi; gli Ziryab fusione della più fiorente civiltà araba con le eleganti e originali forme della musica andalusa; Allan Taylor.

Allan Taylor Inghilterra
Angelo Branduardi Italia
Annasach Scozia
Baraban Italia
Beppe Gambetta Italia
Bleizi Ruz Bretagna
Blues Jeans Italia
Branco Selvaggio Italia
Braul Friuli
Carantan Friuli
Coop Blues Band Italia
Coro di S. Leonardo Slavia
Darbar Mantra Italia
Eddie Hawkins Usa
Fairport Convention Gran Bretagna
Furclap Friuli
Ghymes Slovacchia
I Solisti d’Istria Istria
I Suonatori delle Quattro Province Italia
Joan Baez Usa
Krishna Bhatt-Debiprasad Ghosh-Rashmi V. Bhatt India
La Sedon Salvadie Friuli
Lino Straulino Friuli
Mananàn Irlanda
Mediterraneo Italia
Morrigan’s Wake Italia
Musicanti Istriani Istria
Nediski Puobi Slavia
Noa & Gil Dor Israele
Nosisà Friuli
Ozona Snuff Italia
Savrinke Istria
Shamrock Germania
Riccardo Tesi & Banditaliana Italia
Tolovaj Mataj Slovenia
Gruppo Valdibora – Rovigno Istria
Wiener Tschuschenkapelle Serbia/Macedonia/Turchia/Austria
Ziryab Marocco/Egitto/Libano