Folkest 2016

EDIZIONE XXXVIII

Storia di Folkest 

manifesto Folkest 2016

FRONTIERE – La frontiera si raggiunge attraverso sentieri assolati e percorsi nel bosco, ma è luogo di scambio di narrazioni, dove mare e terra si dividono, dove le genti s’incontrano e si mescolano, spazio umano e non dettato dall’istituzione.
I legni delle case e degli strumenti, i profumi delle cucine, le tinte degli affreschi nelle chiese e sulle case, una sapienza antica che trasmigra, laddove i pascoli, gli orti, le case, i violini e le armoniche sono gli stessi, al di qua e al di là del confine imposto dagli uomini.
Siamo andati alla scoperta di un’Europa meticcia, non da ora, ma da sempre, per sua stessa vocazione, Europa dei popoli, ma anche delle loro intersezioni, delle migrazioni millenarie. Perché, a ben vedere, nessuno di noi è veramente europeo: siamo tutti figli di migranti!

La trentottesima edizione di Folkest ha percorso in lungo e in largo, per quasi un mese, tutta la regione dialogando con l’Istria, portando ovunque una scelta ponderata di esempi musicali che ci raccontano i confini di questo nostro Vecchio Continente in un susseguirsi di canti provenienti da culture che vanno dalla Magna Grecia alla Finlandia, che narrano leggende antiche e storie comuni, storie di eroi e di gente semplice che appartengono a tutti e fanno parte dell’orgoglio culturale dei popoli. Spesso sono le stesse storie, declinate in lingue diverse.

Abbiamo visto le frontiere del Mediterraneo incontrarsi sulla battigia napoletana: una riflessione sulle contaminazioni straordinarie che questa millenaria città ci ha regalato, la gioia di far musica della Nuova Compagnia di Canto Popolare, degli Almamegretta e di James Senese Napoli Centrale. Abbiamo ascoltato le ballate antiche e le canzoni moderne di Richard Thompson, gli spunti poetici di Suzanne Vega, da quella significativa Nuova Europa rappresentata dal Village di New York, le scorribande canore sull’Appennino dei Viulan, le sonorità zingaresche di Maurizio Geri Swingtet e Roberto Durkovic e i Fantasisti del Metrò, il klezmer dell’Orchestra Bailam, le canzoni di confine di Rudi Bučar, il Mediterraneo delle grandi isole con Tama Trio e il fascino della Sardegna di Elena Ledda e Luigi Lai. Abbiamo visto una nuova Europa, innamorandoci delle canzoni e delle danze di Saba Anglana e Sandro Joyeux.