Nel corso della sua lunga carriera, Judy Collins ha sempre mostrato un gusto impeccabile. Nel suo storico album del 1967, Wildflowers, ha presentato una straordinaria collezione di pezzi originali insieme a quelli di nomi non ancora noti al pubblico dell’epoca come Joni Mitchell e Leonard Cohen, oltre a una coraggiosa selezione di canzoni di Jacques Brel e Francesco Landini. La sua ricca tavolozza sonora e il dono per la scrittura le hanno consentito di evolversi in una cantautrice poetica e votata alla narrazione. Adesso, nel suo sesto decennio come cantante e compositrice, Judy sta vivendo una stagione di rinnovata creatività. Il suo ventinovesimo album in studio, Spellbound, la vede godersi una grande rinascita artistica: i tredici brani che compongono il lavoro meritano una menzione speciale nella sua carriera. Per la prima volta in assoluto è autrice di tutti i pezzi, dodici canzoni folk moderne, con l’aggiunta di uno dei suoi evergreen, The Blizzard, come bonus track. Spellbound è un album introspettivo e impressionista, e si dipana come se Judy fosse la curatrice di una mostra museale sulla sua vita, dandoci il benvenuto in una retrospettiva sui suoi momenti più formativi, alcuni noti e pubblici, altri intensamente personali e intimi.